Riflessioni - Facebook è anche Poesia: dialogo poetico nel virtuale

Quando definiamo il virtuale come sinonimo di non reale ci viene difficile definire comunicazione quella che avviene sui network. E’ una contraddizione che sentiamo forte come un ossimoro. Il mondo virtuale è uno spazio fisico che è strutturato in modo simile a quello reale. La dimensione spazio bi-tridimensionale è vissuta come uno spazio reale possibile anche se sono diverse le leggi fisiche che lo governano. Lo spazio virtuale aperto all’informatica o alla mnemotecnica o a quello concettuale non hanno punti in comune con lo spazio immaginario. Le strutture, le relazioni e le forme che vengono istituite al suo interno di norma sono indipendenti dal soggetto che le percepisce come un ‘dato’.
Il nostro alter ego tende a far riferimento allo spazio fisico che già abbiamo nella nostra mappa mentale operando delle semplificazioni che ci fanno costruire situazioni che abbiano valori simbolici importanti e rassicuranti.  Tuttavia è importante sottolineare che si tratta di ‘comunicazione virtuale’ quando l’utente interagisce con altri utenti e non quando fa esperienze individuali e solitarie.
Il romanzo Neuromancer (1984) di William Gibson ci introduce nel mondo del ‘ciberspazio’ che è un luogo di organizzazione e di condivisione delle informazioni digitali. Le informazioni digitali passano in modo immediato da un computer all’altro fornendoci una possibile  prospettiva   per meglio comprendere il passaggio da un generale spazio informativo (per es. la biblioteca) allo spazio concettuale rappresentato dalla rete internet dotato di una propria struttura (McFadden definisce questo stadio pre-ciberspazio) con canali di trasmissione già dati capaci di trasformare le informazioni.
Quando lo spazio virtuale si riempie di utenti che interagiscono tra loro diventa spazio sociale. La stanza della chat è il sistema più noto di spazio sociale ed è quello più frequentato dagli utenti che entrano in contatto attraverso un testo o attraverso la voce o il video con altri utenti disponibili al dialogo.
I sociologi e gli esperti della comunicazione oggi studiano il fenomeno dell’interazione sociale nelle forme e nei modi in cui essa avviene attraverso i diversi avatar scelti dall’utente per l’utilizzo. Il nickname, infatti,  rappresenta un nostro avatar che propone al pubblico quello che vogliamo mostrare di noi e della nostra personalità.
Il mondo Fb è visto e vissuto come uno strumento psicosociale di interazione tra uomini. Le modalità di comunicazione sono diverse da quelle attuate nella realtà e non ci deve sorprendere il fatto di riscontrare sentimenti di ambivalenza riguardo il significato di appartenere ad un mondo che ha la mediazione del mezzo. 
Incontrare l’Altro vuol dire ‘dialogare’ perché alla fonte della scelta del mezzo esiste il nostro bisogno di scambio e di contatto. Le parole in chat spesso diventano emozioni perché la stanza diventa il laboratorio dove ognuno sperimenta se stesso.
Dalle varie esperienze umane raccolte si può dedurre che con un ‘amico’ virtuale si può raggiungere una intesa intima completa e senza pregiudizio. Ci si apre liberamente e solamente quando si scopre che l’altro ‘nascosto’ dietro all’avatar non è come immaginato si comprende quanto il rapporto virtuale è retto da un canale puramente idealizzato.
Anche la Poesia è in rete e tiene in vita innumerevoli blog e siti che regalano, a chi vuole nutrirsi di parole, sostentamento e confronto e che suggellano sentimenti altrimenti conservati in cassetti polverosi. I Poeti in rete non subiscono le problematiche psicologiche sottese ad un rapporto virtuale a due. La Poesia ne esce incolume. Salva ancora. Ama. Si dona. Unisce.

Rita Pacilio



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