Recensione - Pacilio su Pallaracci ' Mi salvò l'ala sonora' - Poesia: Tacchi a spillo per l’estrema unzione








































Tacchi a spillo per l’estrema unzione


Non meravigliarti ora
se non riesci più
a trovarmi
chinata, a racimolare pietre
che accumulavano sabbia

hai sottovalutato
il rosso incerto delle profondità
e ti sembrò d’esser salvo
in quell’andare quieto
d’ombre agli angoli;
ma tu non sai la bellezza
che disvela una tenebra
quando una scheggia di sole
insidia i tramonti

non distingui quel tremore
di tacchi
nel continuo cigolio
delle spallate alla mia porta

[un solo gesto galante
le sarebbe olio naturale]

e tra un acuto e un basso
di gola, ti lascio
alla notte che semina e matura
i frutti che ti nutrono
alle spine.


Sylvia Pallaracci
'Mi salvò l'ala sonora' LietoColle 2011




Silvia Pallaracci
‘Mi salvò l’ala sonora’
Commento di Rita Pacilio

L’ipotesi di partenza è che quando leggiamo poesie che parlano di ‘corpo’ e di ‘carne’ non ci troviamo semplicemente di fronte a ‘parole’ che parlano necessariamente di erotismo/estetico-letterario. ‘Il fare letterario è canonizzato – Luis H. Antezana – da una delle sue modalità espressive e ancorato tradizionalmente a quella distinzione tra verso e prosa mediante la quale la poesia – o meglio ‘il poetico’ – impone una misura di eccellenza relativamente al proprio operare artistico’.
Appaiono, quindi, molto forti i giudizi dei tradizionalisti che negano il carattere poetico delle forme innovative di sperimentazione d’avanguardia suggerite da una storia editoriale moderna che tende a produrre nuove correnti letterarie. Ovviamente è complice il lettore che memorizza l’istante reale o immaginario proposto dall’Editore/Autore interscambiandosi con l’io estetico come atto verbale, libero di ‘arrangiare’ il senso interpretativo delle sfumature d’ombra.
Il quesito di fondo: l’impulso poetico è un atto ontologico?
La Poesia resta la forza ardente per parlare di sé invertendo la fantasiosa sperimentazione del nonsenso erotico fino ad esibirsi ‘parola acrobatica’ in una bizzarria di immagini sensuali.
Silvia Pallaracci, in una dimensione di affabulazione (concordo con G. Linguaglossa) ma in forma irrequieta, contaminata da pause metaforicamente domate, debutta con ‘Mi salvò l’ala sonora, distinguendosi per l’atemporalità significativa del suo tono poetico.


3 commenti:

  1. ...e vengo anche qui,in punta di piedi e senza tacchi,a ringraziarti per avermi ospitata nei tuoi luoghi di Bellezza....

    grazie Rita cara...
    S.

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  2. .... per camminare lungo strade senza tempo...

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  3. ....benvenuta Sylvia,...e grazie sempre....

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