Recensione - Pacilio su Esu 'Nuda, cruda poesia'




Nuda, cruda poesia di Maria Grazia Esu
Commento di Rita Pacilio

Instaurare una nuova visione.

E’ una tecnica cognitiva ‘afferrare’ un oggetto o un fenomeno come fosse un altro: ritrovo  questo processo nella raccolta poetica ‘Nuda, cruda poesia’ di Maria Grazia Esu.
Questa tipologia di tecnica, non è metafora o similitudine, riguarda l’elaborazione cognitiva di chi osserva un fenomeno. Quindi si tratta di uno ‘sguardo’ che svela una visione dell’oggetto che si osserva. Al lettore, infatti, Maria Grazia Esu mostra le sue intuizioni cognitive delle cose: ne chiede condivisione perché avverte il bisogno di far interagire la realtà con la proiezione dell’immaginario – Coprire il segreto del mio tormento -
L’Autore parla della magia del mutamento e ci spiega come cambiare, cadere, svanire, sfiorire o andare via.
Esu sa che il mondo delle cose è instabile e scorre la malinconia di determinati sentimenti umani attraverso una spiccata empatia con il resto del presente. Una sorta di essenzialità e di canto primario o come scrive Mario Luzi ‘la chiara e terribile semplicità dell’esserci’.
La riflessione offre elementi utili per accogliere la generosità dei versi – Riceverne il riflesso, nutrirmi –
 In ogni poesia vi abitano i ricordi personali e tutte le nostre emozioni. Gli effetti sono immediati e a volte riducono la storia e il tempo ad un irrisolto punto enigmatico. Una scrittura intrisa di musicalità forse non ancora completamente pronunciata ma che inizia a profilarsi all’interno delle sue germinazioni modulandosi prima nelle parole e poi nei conflitti del mondo.
La consapevolezza dell’enigma va oltre la semplicità dei luoghi interni perduti e ritrovati. Il concetto simbolico dello sguardo ha un significato che rompe lo schema della vita e della morte ed è certezza il percorso dello spazio che appare tutto consumato perché già percorso.
La promessa – Vai prima che ti sorprenda il buio - lascia aperte le ferite anziché guarirle.  Ecco perché la Poesia ha il compito di aspirare a divenire unguento.

Rita Pacilio



Nessun commento:

Posta un commento