Recensione - Rita Pacilio su Massimo Pacetti - le gemme (curato da Cinzia Marulli Ramadori) - Edizioni Progetto Cultura

Tempo Massimo
Di Massimo Pacetti
le gemme
Edizioni Progetto Cultura
Commento di Rita Pacilio

La silloge poetica Tempo Massimo di Massimo Pacetti è un percorso poetico che si muove lungo una dimensione personale ricercando, attraverso la decifrazione del 'tempo', la verità vissuta ed immaginata del confine tra la realtà e il possibile. 'La rifrazione del verso a volte diviene paura d'inganno e la si rifratta in un tempo particolare, in una scheggia, si usa il simbolo per alzare e rendere perenne una entità che sfocia nel pensiero comune'. E' il 'tu' che diventa, infatti, il tempo letterario, la strada non percorsa o forse quella del ricordo e che resta sempre nitida nella mente come 'il viaggio più lungo'. Pacetti ci porta in luoghi intimi ed universali, come sentieri tracciati, dove i tormenti si quietano; i versi vengono sussurrati, ma non nascondono i pensieri del mondo. A volte la parola poetica gioca con la filosofia di vita e il senso cosciente diviene aspetto quasi inconsulto e forza assoluta di associazioni liberatorie, creative. Questa è l'emancipazione della poesia che non è mero esercizio concettuale, ma che si lascia andare a funzioni di libertà delle parole non rientrando esclusivamente in schemi  di forme retoriche accademiche. Il tempo regna sovrano nell'opera e in effetti esiste come pensiero che coordina la logica e la scienza. Nulla sfugge al dominio della durata del cosmo come momento e luogo di bisogno in cui ordinare il mondo fisico e metafisico rendendo gli istanti umani meno fuggitivi e sempre più folgorati da un presente che azzera ogni fatalità enigmatica e finita. ' ... In effetti, possiamo interpretare la seconda topica di Freud, e tutto un aspetto del suo pensiero, nel modo seguente: la nostra vita ha due poli di cui uno (das Ich) certamente è quello che punta alla fusione degli orizzonti, alla monocromia. La logica e la supposizione di una Realtà sono le stanze principali di questa fusione omologante, universalizzante. Nella logica, ancor più che nell'inconscio, non esiste il tempo, la logica tratta della verità in tutti i mondi possibili e in tutti i tempi possibili. (Per questa ragione Lacan ha potuto affermare che l'inconscio freudiano, proprio perché atemporale, ha una struttura fondamentalmente logica). Ciò che chiamiamo realtà fa eco all'appello per  un fondo comune, all'istanza di un tempo assoluto che farebbe orbitare attorno a sé tutti i tempi particolari. L'universalità funzionale del razionalismo, automatizzando la vita, annulla il tempo. La prova di una realtà comune e universale diventa la macchina, l'automatismo. La macchina è l'ideale atemporale, non solo del razionalismo ma anche di alcuni soggetti, in particolare dei soggetti ossessivi ...' (Sergio Benvenuto)
La psicanalisi ha sottolineato, quindi, che il tempo rappresenta spostamenti o metafore al fine di arrivare all'oggetto desiderato per agirlo, per definirlo e concettualizzarlo nell'Io profondo che sogna, medita e partorisce idee. Un Tempo Massimo come 'forza, energia vitale, per attraversare e non per eludere il silenzio e la morte' (Yves Bonnefoy).


Rita Pacilio

Nessun commento:

Posta un commento