Recensione - Rita Pacilio su Gli stagni di Mosca di Francesca Tuscano (La Vita Felice 2012)

Gli stagni di Mosca
di Francesca Tuscano - La Vita Felice 2012
commento di Rita Pacilio

Luca Barbareschi nel suo discorso del 18 novembre 2008, presso la Biblioteca e Museo Teatrale di Burcardo, a Roma, dove si è tenuta una Giornata Studi dedicata a Gabriele D’Annunzio, ha spiegato che c’è una notevole differenza tra coloro che hanno la grande capacità di inventare nuovi linguaggi, rompendo gli schemi, e coloro che invece utilizzano la scrittura in modo ‘politically correct’. Se è vero che D’Annunzio ha anticipato i movimenti trasformativi dell’immaginario collettivo, è pur vero che le dinamiche della scrittura post moderna, come quella di Francesca Tuscano, soddisfano in pieno il desiderio di ricondurre l’uomo alla realizzazione dell’appagamento. Ciascun individuo è una estensione della individualità comunitaria ed evolvendosi i processi sociali, non vive più per un fantasma creativo, ma cerca di ridimensionare il proprio carattere creativo. L’innovazione è nell’invisibilità del protagonista che cede il posto all’ascoltatore/lettore che con entusiasmo sperimenta l’esperienza poetica/narrativa modernizzando i propri sentiti emozionali. Il ventaglio di possibilità ancora inesplorate che la Tuscano propone  nel suo viaggio Gli stagni di Mosca, edito da La Vita Felice, 2012 conducono ad un racconto di eventi letterari e storici con una funzione di denuncia sociale inscindibile da una teatralità semantica complessa di movenze. Ogni luogo visitato, conosciuto o sconosciuto al lettore, modifica l’affascinante substrato di storie e vissuti che ognuno di noi ha a disposizione. L’Autore, così, sviscera la ricchezza etnica e attuale di un palcoscenico socio-antropologico che decompone e analizza fino agli spazi nuovi in cui l’essere umano mette in scena, nel microcosmo, se stesso e la sua funzione civile. Il percorso di lettura dell’opera della Tuscano è fatto di chiaroscuri in cui abilmente chi scrive pone illuminazioni ad intermittenza lasciando volutamente zone d’ombra, affinché l’idea della cultura e della conoscenza portino a riflessioni sempre più somiglianti alla ragione risparmiando l’evocazione del sogno immaginato. La poesia, la letteratura e l’Arte in genere, resta comunque un grande progetto di ricerca: un vero e proprio recupero e/o ricostruzione di percezioni che non diano mai come risultato il dualismo bianco/nero. Credo che la poesia, in particolare, ha come grande funzione sociale la comunicazione risvegliata dall’intendimento e dall’ascolto empatico dell’altro e delle cose intorno! Il lavoro poetico della Tuscano pone l’attenzione su questa urgenza.


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