Recensione - Rita Pacilio su 'Chiacchiericcio' di Marco Saya

Chiacchiericcio
di Marco Saya
Poesiaoggi Marco Saya Edizioni 2012
commento di Rita Pacilio

Una scrittura poetica matura mantiene sempre un linguaggio comunicativo diacronico e interpersonale con il lettore che si ritrova di fronte ad una successione naturale degli eventi vitali sviluppati e replicati. Marco Saya nel suo volume poetico Chiacchiericcio fa ruotare l’asse concettuale del suo testo intorno all’osservazione riconoscibile dell’esistenza e della sua evoluzione. E’ la parola poetica che definisce il termine temporale in cui si approfondiscono i rapporti umani spesso prevedibili nel loro corso naturale. La liberalizzazione della semantica crea una nuova forza che conquista la fraseologia corrente del gergo (Ghiorgos Markopulos). La realtà delle cose viene celebrata con straordinaria ironia e musicalità: il verso libero erompe in una lente di ingrandimento caricando la poesia di nuova energia e vigore. Lo sguardo è sempre concentrato oltre la materia che è definita da un tempo compiuto e da un tempo da compiere come un vestito nuovo da indossare. Le atmosfere e le luci che ci oltrepassano sono innumerevoli e Saya le ribattezza dando alla parola una verginità e una posizione certa nelle similitudini. La comunicazione tra le cose permette di rivisitare gli strati più profondi del quotidiano che sono collegati tra loro da un filo che riveste i simboli e rivela i confini dello spazio in cui il poeta abita e sente. Giorno dopo giorno il compito di tradurre lo stato attuale del dubbio e la complessità delle scene è affidata all’atto di innalzare la mente al pensiero poetico. Questa inclinazione consente di sopravvivere ai sensi di colpa e al passare degli anni che pur denunciano la solitudine sociale e la esasperata ricerca del bene personale. Resistere alla cupezza e alla metamorfosi del mondo germina la foga travolgente della comunione, ancora possibile.

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