Recensione - Rita Pacilio su La memoria non ha palpebre di Luciana Moretto - La Vita Felice 2012


Le parole poetiche non hanno solo un senso estetico di bellezza relativo al suono, ma come nel caso della poesia di Luciana Moretto, conservano anche un’esperienza di significato che consente, al lettore, l’esplorazione di luoghi ignoti in cui la vita e l’assenza costruiscono fili e legami. C’è una voce, come sottofondo ai testi, che disegna inattese spaziature di conoscenza e maturità del senso della storia umana e dei suoi misteri. Le attenzioni ricadono, inevitabilmente, sull’inconscio e sul vissuto doloroso di chi scrive il dramma dell’elaborazione di un lutto. La poesia, però, non si lascia demonizzare dalla compassione personale: ogni memoria riportata nei versi, diventa valore e urgenza universale capace di piangere e governare l’enorme silenzio che si insinua tra la vita terrena e la vita eterna. L’autrice mette in discussione tutte le filosofie che giustificano il trapasso e non si arrende ai meccanismi di difesa della psicoanalisi: la sintassi e il lessico sono gli unici strumenti per dire, con la poesia, le più semplici e radicali direzioni dove, in modo indispensabile, vanno a depositarsi  le visioni potenti della nostra esistenza. Bisogna riconquistare le ombre smarrite nelle fotografie o nei fiori che si tramutano in corpo, spirito, per essere in grado di esprimere una separazione dall’essenza/assenza fraterna amata. Il tono che risuona in tutto il testo ammutolisce il destino e sfida la sorte preannunciata che disfa e trasforma il processo di elaborazione del lutto: il corpo è in continua metamorfosi, non smette di ricercare l’approdo all’immenso regno dell’indicibile, nell’oltre tempo. Il corpo si sposta in una pausa/improvvisata di vacanza per continuare il suo percorso verso la cenere/reliquia così da incidere, culturalmente, sulla riflessione logica dell’anticorpo. Pare che si possa davvero aleggiare se le presenze letterarie e poetiche diventano calchi singolari di riferimento, attraversamento o conquista di quella terra di nessuno che da sempre esiste tra chi è rimasto e coloro che ci hanno lasciato (Piero Marelli). 

 http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-su-moretto-783.html

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