Intervista - Rita Pacilio si racconta per Ottopagine IV domenica 31 agosto 2014 Il Riconoscimento: Tra scrittura e vita i versi di Rita Pacilio - La poetessa sannita riceve la targa alla carriera dal concorso nazionale Premio Antigone







Intervista - Rita Pacilio si racconta per Ottopagine IV domenica 31 agosto 2014 Il Riconoscimento: Tra scrittura e vita i versi di Rita Pacilio - La poetessa sannita riceve la targa alla carriera dal concorso nazionale Premio Antigone


Rita Pacilio si racconta:



Il primo atto rende muta l’anima
lembo senza sonno falciato dal nulla
lascia ritornelli tra fili di ulivo
ad ogni ora raschia la raganella.

Sale con cura l’azzurro elementare
ti aspetta davanti al cancello
espandendosi come sterile lago
emergono occhi di piogge rifratte.

Non è possibile fermarsi a cena
alle sette il sonno li seleziona
diventano un ronfo lucidato
pochi volatili virano a cerchio.

Sul pavimento cadono strani odori
nel cestino non c’è carta ma lingue
sparite regole, maschere e lacci
l’ossigeno di notte non fa vento.

Sono loro quella composta di cose
che ha intristito la vita ai giusti
il falco pallido sul collo
costole che non erano previste.

Loro sono lì, nel posto più lontano della solitudine.

(Rita Pacilio – ‘Gli imperfetti sono gente bizzarra’ La Vita Felice, 2012)




Un nuovo riconoscimento: quante emozioni!

Eccomi a rivivere un’altra forte emozione: il Premio per la mia attività d’Arte e di Pensiero che mi verrà assegnato durante la cerimonia di premiazione del Concorso Nazionale di Poesia ‘Premio Antigone Città di Ceppaloni III Edizione’, a Ceppaloni, un riconoscimento che mi onora e che non ritengo una gioia fine a se stessa, ma una ‘responsabilità’. Mi rendo conto che aver lavorato onestamente nel mondo dell’arte e della cultura in genere ha generato buoni frutti, che qui mi vengono riconosciuti e che raccolgo, ma credo che questi abbiano alti prezzi. Il prezzo più alto è continuare a meritare un traguardo che non è solo ambizione, ma intenzione filosofica. In seconda istanza, vorrei tanto non deludere chi mi ha dato fiducia, chi mi ha aiutato a crescere, affiancando il mio percorso stilistico e di contenuti continuando a collaborare in modo attivo e sereno insieme a chi lavora per la poesia, la musica, la critica e per le traduzioni di cui mi sto interessando da poco. Credo sia la vita, il primo maestro in assoluto, poi arrivano le persone importanti, quelle significative, ‘ i modelli imitativi’, quelle da cui non puoi assolutamente allontanarti, specie se ti abbandonano o, loro malgrado, ti lasciano ferite indelebili. Sono proprio quelle persone che ti fanno da ‘insegnante’, ti prendono per mano e ti inducono a crescere in fretta portandoti verso un destino che nemmeno potevi immaginare. Ebbene, queste persone ti ‘segnano’ per sempre, ecco perché l’orfanità, il dolore, i sentimenti di angoscia e di solitudine psicologica e sociale sono i temi dominanti attraverso cui passa molto della mia scrittura. Ed è a questi Maestri che dedico questo mio ulteriore riconoscimento, ai miei Editori, a Gerardo Mastrullo che mi è particolarmente vicino, uomo colto e sensibile, ma soprattutto a Diana Battaggia, Responsabile per la Poesia La Vita Felice, che da più di dieci anni segue con premura, costanza e professionalità il mio percorso di scrittura e la mia vita di autrice.
I miei lavori, la mia scrittura
Per la Minerva Edizioni è appena uscito un mio racconto Come un nocciolo di pesca  inserito nell’Antologia ‘Amori d’Amare’ curata da Cinzia Demi. Le rojalties sulle copie vendute di questa antologia (in occasione dei 25 anni di vita della Minerva Edizioni) saranno destinate all'Istituto Scientifico Romagnolo per lo studio e la cura dei tumori. Ogni mio progetto di scrittura mira all’amore e non è un caso che abbia deciso di partecipare a questo progetto editoriale e che abbia deciso di ispirarmi, nel mio racconto, al personaggio di Etty Hillesum. Anche lo stile che utilizzo, la forma, le aggettivazioni, le immagini poetiche, ogni spaziatura, le tecniche retoriche hanno un significato nella mia scrittura. Infatti, ho scelto di utilizzare lo stile iperrealista del linguaggio teatrale, soprattutto in Non camminare scalzo, opera edita nel 2011 da Edilet Edilazio Letteraria; molti mi chiedono se quest’opera è autobiografica perché è scritta in ‘prima persona’, in realtà la scelta di parlare in prima persona nasce dal progetto: ‘Verso empatico’. Questo progetto l’ho realizzato lavorando con gli allievi e con i detenuti: ascoltare empaticamente è molto complicato e difficile, infatti immedesimarsi nei panni dell’altro significa capovolgere la scena e vivere non solo i ‘fatti’, ma soprattutto, le ‘emozioni’. Ho provato a utilizzare il mio ‘corpo’ sezionandolo, ho utilizzato la carne come metafora espressionistica e surreale per denunciare la tragicità del reale, per parlare della vita e della morte, della coscienza e della fragilità del mondo, della contraddizione che appartiene a ogni essere umano. Cerco di intonare la mia voce a quella della mia coscienza per spostarmi dall’intimo all’esistenziale spingendomi fino all’oggetto adeguato.  Dopo la mia opera prima ‘Luna, stelle e .. altri pezzi di cielo (E.S.I.) ho continuato con Ciliegio forestiero, edito da LietoColle nel 2006, poi con Tra sbarre di tulipani, LietoColle 2008, Alle lumache di aprile edito Lietocolle 2010, nel 2011, a due voci, per la LC, Di ala in ala.  Ne Gli imperfetti sono gente bizzarra edito La Vita Felice 2012 i significanti poetici si intersecano ai significati e corpo-mente-ambiente hanno un rendimento di forma che mette a fuoco, in modo sempre più equilibrato, la mia filosofia poetica. Questo è il periodo del mio incontro con la critica letteraria: notevoli sono stati gli approfondimenti e gli studi sociologici e di lettura critica sulla poesia contemporanea: Dino Campana, Alfonso Gatto, Cesare Pavese, Baudelaire, Pascal, Artaud. Quel grido raggrumato sempre per La Vita Felice, 2014 chiude il lavoro sull’inquietante e doloroso cammino attraverso i temi dell’emarginazione. Mi piace sottolineare che, nonostante la mia poesia affronti tematiche dure e di condanna sociale, questa ha la funzione e la prospettiva dell’educazione, della rinascita, della ricostruzione. Il mio discorso racchiude un messaggio d’amore, d’armonia e di pace.

Le hanno insegnato l’arte di star muta.
Le hanno portato due maschi già duri e pronti,
mascherati. Poteva guardare senza lacrimare,
né ansimare, senza dire. Era negra.
C’era la nebbia in quell’alba di febbraio sul lago.

Le tragedie sono una farsa preparata, lei credeva
di saper morire in modo impassibile,
senza arrossire. I colpi sono rocce che reggono
ignoranza, generazioni che cadono a picco
negli abissi deformi della nevrastenia.

Il dolore esplode in una risata e ricerca il tremore
vuole l’immobilità dopo la burrasca.
E avvampava di pudore
nausea che mai intirizzisce la sua foglia al duello intimo
mai bastava il peso a penetrare la dignità ancora bianca.
(Rita Pacilio ‘Quel grido raggrumato’ – La Vita Felice, 2014)

Prossime pubblicazioni, prossimi progetti
Pregevoli gli eventi culturali di levatura nazionale nell’area sannita, partenopea e flegrea in cui la Pacilio è coinvolta per il prossimo autunno/inverno: sarà ospite e organizzatrice di Festival della Letteratura e Rassegne poetiche in cui verranno presentati i suoi prossimi progetti editoriali e musicali.
Per Incroci, rivista semestrale curata da Lino Angiuli, sarà pubblicata, nel dicembre 2014, una breve silloge poetico-musicale dedicata a Claudio Fasoli con note post-fatorie di Gianni Lenoci, Vittorino Curci e Francesco Angiuli. Alcune poesie inedite compaiono in Antologie nazionali, su riviste e blog qualificati. L’Antologia poetica Ifigenia siamo noi, Scuderi Editrice, 2014, ha accolto quest’anno un testo poetico che possiede una spazialità lirico-contenutistica di ampia prospettiva. Pacilio conferma, nuovamente, una specificità poetica ricca di energia palpitante. Il tema del sacrificio vissuto dalla figura mitologica della donna Ifigenia è trattato dall’autrice attraverso il dramma umano dell’immigrazione. Pacilio dimostra l’equivalente linguistico di una capacità straordinaria di tenerezza e compassione che, come la poesia di Auden, non è solo espressione alta di umanità, ma diventa anche poesia etica e religiosa. 
Il mare tracannato (da Ifigenia siamo noi, Scuderi Editrice, 2014)
Tenta di scomporre la partita a scacchi
mentre nel parco le cripte incorniciate
vendono le cicatrici a qualunque prezzo.

Tenta di guardare dietro la siepe
gli uccelli neri dalla faccia chiara
preparati a gestire ogni inferiorità.

Ci sono fuochi e luci a festeggiare la pietà
del mondo e la sconfitta, l’arrivo, la partenza;
nella cintura ognuno avvolge piccole parole.

Alcuni silenzi nei negativi in fumo cominciano
a consumare la grazia dell’umiliazione
quotidiana, una cenere che resiste, che regge.

Ogni giorno la lavapiatti gira i suoi colpi
cadenzati come se l’acqua potesse pulire
e il vento spegnere il cerino, lì

sul davanzale tra la furia del vuoto
e quei gerani a ciocche dall’aria solenne
distratti tra l’intercapedine e la ringhiera.

Così trapela la vanità e la marea a Lampedusa
i mulatti dalla bocca a ventosa
costano poco, si imbarcano nell’agonia

graffiata, che geme e pulsa sui muri
dell’ospedale, la pena tra le dita taciturne
risucchia e distrae ogni distesa africana

ogni passo essenziale, ogni fessura batte
il mare: non è diverso lo schiamazzo clandestino!
Se fosse stato l’uomo nero avrebbe dissolto

le varianti a grappolo, invece è un forestiero
dalla pelle di pece che scuote le guance
per negare il sangue negro sotto le spalle.

Sono le campane antropologiche a segnare
il territorio e la meditazione in una gabbia
malata dove i giganti restano fuori dalle grate

a guardare gli occhi scivolare nel bisogno
primario, descritto con incoscienza intima,
assolto e accompagnato da una coperta che sa

bruciare sul freddo pelo, sa pazientare l’urto.
Si tratta di una rivelazione, di un destino
conservato nella colonna vertebrale

come un catrame rovente, un carbone
su cui correre e ignorare il traino del legno.
Le cose del mondo perdono il nome

e anche il pregare non è rinascita ma fine,
sgomento, mortificazione. Nel tempo addietro
è avvenuta la prima uccisione che non era

morte, ma anticipazione dello sterminio: i
cadaveri sono cavallucci marini e brevi deserti,
 isole diverse a pancia in su. Quel primo amore

mordeva sulla spiaggia più lontana, mordeva
il labbro del globo, il cielo e l’acqua, le piante
la panchina e la barca a vela. La sua camicia

monca era la vela e le braccia in croce
riempivano le toppe, i contorni celebrati
dai moti delle folate che svuotano lo schermo

intero e striato dal crudele nastro. A un certo
punto la voce dei bambini tace, sèguita
il pianto, un lamento materno, cavernoso.

I fuorilegge mantengono toni sotterranei
cadono le lingue nei pochi secondi dal tuffo
e lo smarrimento parla la storia vera, l’esempio.

Per questo motivo si tolse la camicia quella notte.

Rita Pacilio è poeta, scrittrice, collaboratore editoriale. Si occupa di poesia, di critica letteraria e di vocal jazz. È vincitrice del Primo Premio Poesia Edita della XXVII edizione del Premio Laurentum con l’opera “Gli imperfetti sono gente bizzarra” - La Vita Felice, 2012. Sua recente pubblicazione è: “Quel grido raggrumato” - La Vita Felice, 2014, Primo Premio Poesia Edita ‘Tra Secchia e Panaro 2014’ con cui conclude il discorso sulla denuncia dei corpi emarginati e violati, iniziato con il libro in prosa poetica ‘Non camminare scalzo’ (Edilet Edilazio Letteraria) risultato vincitore del Primo Premio Sezione Narrativa Edita Premio ‘Terzo Millennio 2012’.


·         Riconoscimento alla Carriera: San Salvatore Telesino, il 24.07.2013 Rita Pacilio, autrice de "Gli imperfetti sono gente bizzarra", ha ricevuto il Premio da Ente Premio Anselmo Mattei, riservato ad artisti con particolare dedizione allo swing e al jazz. Il Presidente Gianluca Pacelli ha così motivato l'assegnazione del Premio Anselmo Mattei a Rita Pacilio: 'La Giuria del Premio Nazionale Anselmo Mattei ha inteso consegnare il riconoscimento per l'anno 2013 alla giovane artista Rita Pacilio, per la singolare capacità di contaminare la poesia con la musica jazz dimostrando notevole talento artistico e profonda raffinatezza culturale; un'anima musicale pura e di spiccata raffinatezza espositiva. L'augurio è che il Premio Anselmo Mattei potrà rivelarsi un viatico positivo per una carriera costellata da grandi successi e meritati traguardi artistici’.

·         Riconoscimento all’Attività Artistica: Manziana (Lazio) 29.12.13 L'Associazione Culturale Art & Ground di Manziana assegna a Rita Pacilio, nell'ambito della manifestazione 'Derive e Rivelazioni', Progetto “Artisti in Via De Sanctis - II^ Edizione” 29 dic 13, il Premio di Riconoscimento all'Attività Artistica. (La targa in rame è incisa con tecnica acquaforte)

·         Riconoscimento alla Carriera: La commissione del Premio del Concorso Nazionale di Poesia ‘Premio Antigone’ Città di Ceppaloni, III Edizione, ha inteso attribuire un premio per l’attività D’Arte e di Pensiero a Rita Pacilio, artista poliedrica sannita distintasi per l’estro e la raffinatezza stilistica nel corso degli anni sia nella poesia che nella musica (ritira la targa il 31 agosto 2014 a Ceppaloni, Chiostro S. Antonio).




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